Etimologia
REBOUTEUR, REBOUTEUX, -EUSE, sostantivo
Uomo o donna che guarisce lussazioni, fratture, stiramenti e dolori articolari con mezzi empirici. Quest’uomo era il tipo di stregone che i contadini chiamano ancora, in diverse parti della Francia, Rebouteur. Questo nome apparteneva ad alcuni geni grezzi che, senza alcuno studio apparente, ma grazie a conoscenze ereditarie e spesso per effetto di una lunga pratica le cui osservazioni si accumulavano in una famiglia, reboutaient, cioè rimettevano insieme gambe e braccia rotte, curavano animali e persone da certe malattie e possedevano segreti presumibilmente meravigliosi per il trattamento di casi gravi (Balzac, Enf. maudit, 1831, p. 357).
REBOUTER
A. – “Rimettere, riportare”.
1. Empl. trans.
2. Pronome datore di lavoro Se rebouter q. part. “Mettersi in secondo piano”.
B. – Repousser; rejeter; empêcher
1. respingere, licenziare
2. “Rifiutare, respingere”
3. “Impêcher” [1]
Il termine “rebouteux” o “rebouteur” deriva dal verbo “abouter” e dal suo derivato “ré-abouter”, che significa “rimettere insieme“, che è il significato del verbo “abouter”. La sua attività medica, trattandosi di fatto di medicina fisica, anche se il bonesetter non è un medico, consiste quindi nel rimettere insieme elementi anatomici che non stanno più insieme perché sono stati spostati, generalmente a seguito di un trauma. Si tratta principalmente di elementi del sistema osteoarticolare, cioè dello scheletro e delle articolazioni. Nel primo caso si tratta di fratture con spostamento, visibili per la deformazione dell’articolazione o dell’arto che ne deriva, e che richiedono una riduzione, cioè la rimessa in sede dell’osso affinché possa ripararsi in posizione anatomica e senza creare pseudoartrosi; nel secondo caso si tratta di patologie articolari, che sono di due tipi, tre se si considera quella della medicina popolare. Ma il rebouteux, che si fa chiamare anche con altri nomi: “ossier”, “rhabilleur”, “bailleul”, “toucheur”, “renoueur”, ecc. che variano da regione a regione, svolge anche altre attività mediche. Una bella definizione della sua arte è: colui che, in campagna, rimette a posto i nervi tesi, fa “saltare” i tendini, scioglie i muscoli, cura gli strappi e le lussazioni delle articolazioni, persino le fratture. [2]
Medicina medievale
In passato, nelle campagne, i medici erano rari e costosi e spesso la gente non aveva altra scelta che rivolgersi ai reggiossa, chiamati anche riannodatori o riparatori. Questi ultimi traevano il loro know-how dall’esperienza spesso acquisita con animali che dovevano essere curati o rimessi in piedi. Le loro competenze erano particolarmente focalizzate sulle ossa: distorsioni, stiramenti, stiramenti, sciatica, dolori articolari, sostituzione di un’articolazione o di una vertebra. Che siano medici qualificati o semplici chirurghi artigiani, entrambi sono ancora pochi e la cura dei feriti e dei malati è spesso affidata ad altri: monache e monaci distribuiscono rimedi ai loro fedeli, i signori e le loro mogli si prendono cura del popolo sulle loro sponde. proprietà. Nei villaggi lavorano aggiustatori di ossa, riparatori ed erniatori; matrone esperte ma non istruite, chiamate ventrières, eseguono il parto.
All’inizio del Medioevo furono i monaci medici ad avere per primi l’idea di affidare parte del loro lavoro al barbiere del convento; il medico del Medioevo si limitava a dare consigli e a dare indicazioni, senza mai lavorare per conto proprio “cum ferro et igne”, come prendeva anche l’impegno solenne al termine degli esami di licenza. Delegò questi compiti degradanti al chirurgo in tunica lunga e al barbiere in tunica corta. L’importanza del barbiere si affermò soprattutto a partire dal XII secolo. Oltre alla tonsura, le responsabilità del barbiere, sotto la direzione del monaco-medico, comprendevano: interventi chirurgici di routine e soprattutto di piccola chirurgia, applicazione di ventose e cauteri, sanguinamento e apertura di ascessi, guarigione di ferite, riduzione di fratture e lussazioni, trattamento di distorsioni ed esecuzione di estrazioni dentarie.
Alla fine del Medioevo, il praticante che viveva al tempo della Guerra dei Cent’anni sapeva poco più dei suoi colleghi dell’epoca di Galeno. La patologia non era progredita meglio dell’anatomia e della fisiologia. Seguendo una tradizione continuata fin dall’antichità e perpetuata in Oriente, l’esoterismo occupava un posto molto importante nella medicina medievale. Le procedure magiche erano comunemente usate. Agli amuleti, ad alcune pietre, alle secrezioni animali, nonché alle sostanze e agli oggetti più strani venivano attribuite proprietà terapeutiche. La famosa “teriaca” immaginata dal medico di Nerone fu sempre apprezzata e prescritta. Così, alla fine del XV secolo, i medici dovevano il loro diploma più alla teologia, all’astronomia, alla botanica e all’astronomia che all’arte medica. [3]
Spesso è l’assenza di una risposta medica alla sofferenza a garantire il successo dei “guaritori del dolore, dei timonieri del fuoco, dei balsami o dei magnetizzatori”. La ricerca sull’analgesia è ancora agli inizi. La popolazione sarebbe pronta al miracolo delle sostanze medicinali provenienti dai laboratori se gli fosse dimostrato l’evidente beneficio. Tuttavia, l’inefficacia dei medici e degli operatori sanitari durante le epidemie ha spesso rafforzato l’avversione degli operai e dei contadini nei loro confronti. Le deplorevoli condizioni di vita negli ospedali sono note a tutti e la riluttanza ad essere rinchiusi lì con scarse prospettive di guarigione è esacerbata. Tutti questi fattori non incoraggiano la fiducia nei medicinali autorizzati. Per l’opinione pubblica “non è il titolo, è il successo che fa la differenza”. [4]
Pierrounet, il guaritore di montagna
Il più famoso aggiustaossa del Massiccio Centrale, Pierre Brioude fu convocato dagli eminenti professori della Facoltà di Medicina di Montpellier. Accolto nella prestigiosa sede da questi luminari, l’aggiustaossa tira fuori dal suo ampio camice da lavoro un agnello, di cui sloga le membra in un concerto di schiocchi e belati. Il povero animale, disarticolato, giace a terra, incapace del minimo movimento. Pierrounet sfida quindi medici e chirurghi a rimettere in piedi l’agnello. “Impossibile! » dichiarano dotti gli scienziati, avvolti nelle loro certezze. Pierrounet afferra allora l’animale e, con qualche manipolazione, rimette in piedi l’agnello, il quale, con grande gioia, comincia a scatenarsi nell’anfiteatro sotto lo sguardo stupito dei medici.[5]
Da quarant’anni, artisti, politici, giornalisti, alti ufficiali dell’aeronautica, astronauti e capitani d’industria si scambiano avanti e indietro come un prezioso sesamo il discorso di Jean-Paul Moureau, lo specialista in medicina alternativa. Da Franz-Olivier Giesbert, il boss di Le Point, che arrivò ad abbandonare le stampelle, a un giornalista di Libération affetto da ernia del disco, l’elenco è lungo dei convertiti alla causa Moureau al punto da guadagnargli vent’anni di carriera legale. guerriglia per “pratica illegale della medicina”.[6]
Fonti :
[1] https://www.cnrtl.fr/definition/rebouteur – https://www.cnrtl.fr/definition/dmf/rebouter
[2] https://hal.science/hal-01952496/document
[3] https://www.medarus.org/Medecins/MedecinsTextes/divers_institutions/medecine_2_moyen-age.html
[4] https://theses.hal.science/tel-00945371
[5] https://www.millavois.com/2021/06/12/pierrounet-1832-1907-le-rebouteux-des-montagnes/
[6] https://www.lejdd.fr/Societe/Jean-Paul-Moureau-ces-mains-qui-soignent-le-Tout-Paris-634883-3193739